Ho conosciuto Daniela grazie al mondo dei social. Ammiro il suo sapersi porre con delicatezza, in punta di piedi, pur trattando di tematiche che arrivano nel profondo. Il suo amore per i cani inizia sin da piccola per poi arrivare lontano nello spazio e nel tempo, complice un viaggio nella maestosa Finlandia.
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Presentaci un po’ chi sei, nel modo che preferisci.
Sono Daniela e nella vita faccio la psicologa: accolgo, ascolto, creo legami, sogno insieme alle persone o alle coppie che scelgono di fare un percorso con me. Vivo in una casetta di pietra affacciata sul lago e quando non lavoro sono sempre immersa in qualche libro, perché la lettura e lo studio sono le mie più grandi passioni. Viaggio il più possibile e mangio molti dolci.
Quali sono le tue ispirazioni quotidiane? Cosa ami di più del tuo lavoro?
Le mie ispirazioni vengono dalla poesia e dalla letteratura, ma anche dalla natura che si manifesta intorno a me: solo guardare il lago mi riempie il cuore di meraviglia. Amo il mio lavoro immensamente, perché è una fonte inesauribile di domande e penso che accompagnare le persone a conoscersi meglio, a sciogliere i propri nodi e a disegnare nuove traiettorie di vita sia qualcosa di molto bello, per quanto non esente da fatica.
Hai mai approfondito il tema pet therapy nel tuo percorso di vita?
Ho fatto un corso di formazione di base e quando avevo lo studio nella casa in cui vivevo prima, Freya ha preso parte a qualche seduta. Poi con la sua diagnosi di epilessia e la mia scelta di non occuparmi più di età evolutiva in ambito privato, ho deciso di non proseguire nel percorso formativo.
Com'è iniziato il tuo interesse verso gli Alaskan malamute?
Dall’età di dieci anni nella mia vita ci sono sempre stati dei cani e immaginare di vivere senza era qualcosa che mi lasciava un profondo senso di mancanza, così quando ho conosciuto mio marito e ho scoperto che non solo non era interessato agli animali, ma aveva anche molta paura dei cani, mi sono trovata un po’ in difficoltà. Allora partendo dalla base comune che era l’amore per i boschi e la natura incontaminata, gli ho proposto di fare insieme un’esperienza nuova: due settimane nella foresta finlandese in una fattoria di cani da slitta. Incredibilmente ha accettato. Siamo arrivati di notte e quando siamo stati accolti dagli ululati di oltre venti bestioloni festanti, ammetto di essermi chiesta se la mia idea fosse stata adeguata. Lo è stata. Il primo giorno Aki, il ragazzo che ci ospitava, ha fatto le presentazioni, facendoci incontrare tutti i suoi cani e ad un certo punto avevamo degli husky perfino in testa. Difficile dire cosa sia successo, ma la paura è andata via ed è nato un grande amore. Ogni mattina li andavamo a salutare uno per uno, aiutavano nella distribuzione del cibo e facevamo dog trekking nei boschi. Al rientro in Italia quell’esperienza ci aveva segnati a tal punto che sapevamo che avremmo voluto con noi un cane da slitta, così abbiamo iniziato a fare vari approfondimenti e ricerche rispetto alle caratteristiche delle razze e il malamute ci è sembrato il cane giusto per noi.
Come hai scelto Freya e Babel? Come li descriveresti, caratterialmente ed emotivamente?
Nella scelta ci siamo affidati in entrambi i casi all’allevatore: i cuccioli erano più di uno, così abbiamo descritto la nostra situazione confidando che ci venisse proposto quello più adatto a noi. Freya è arrivata per prima: eravamo inesperti e per quanto avessimo studiato sapevamo che vivere con un cane nordico appartenente al gruppo primitivo non è una cosa in cui improvvisarsi. Ne abbiamo parlato apertamente e ci è stata suggerita lei. Caratterialmente direi che come cane da slitta avrebbe avuto una carriera fallimentare: è pigra, lenta e a volte bisogna convincerla ad andare fuori a fare la passeggiata. Però ha una dolcezza e una sensibilità disarmanti. È molto estroversa e comunicativa, cosa che mi mette a volte in situazioni imbarazzanti perché per strada chiama le persone facendo dei vocalizzi che non tutti interpretano nel modo giusto. Ama tutti: cani, adulti, bambini. Babel è molto diverso: più adesivo e invadente ha però paradossalmente un’anima inquieta e selvatica. Tende a sfidare gli altri cani ed è meno interessato agli estranei. Abilissimo cacciatore, quando è nella natura si trasforma (infatti non lo liberiamo, perché danneggerebbe la fauna). Con noi vivrebbe in braccio, il che non è propriamente comodo date le dimensioni.
Raccontaci almeno uno dei tanti buffi ricordi o aneddoti su di loro.
Una volta eravamo a passeggio in centro e c’era un piccolo gruppo di persone in cerchio. Freya ha preso posto mettendosi tra due di loro e ha iniziato a “parlare” nel suo strano linguaggio (i malamute non abbaiano, ma dicono un sacco di cose). Ha destato molta ilarità perché nessuno si era accorto di questa nuova partecipante. Un’altra volta ha rubato trenta cannoncini. Da lì abbiamo capito che era opportuno tenere tutto il cibo sotto chiave: adesso lei è molto più moderata, ma Babel è un ladro abilissimo.
Qual è la tua giornata tipo insieme a loro (passeggiata, gioco, altro)?
Loro frequentano l’asilo per cani alcuni giorni a settimana, perché è davvero importante che socializzino, così da poter convivere serenamente con altri cani nelle varie situazioni della vita. Lì giocano, corrono molto all’aria aperta e adorano andarci. Quando sono a casa li portiamo a passeggio e quando possiamo andiamo in un grande parco poco lontano in cui ci sono dei bei sentieri. Tendiamo a non lasciarli soli perché con il problema di Freya se sopraggiunge una crisi dobbiamo intervenire con i farmaci di emergenza, così ci siamo organizzati perché con loro ci sia sempre qualcuno.
Com'è stata l'evoluzione da una vita con un malamute ad una vita con due?
È stata complessa, perché gestirne due è molto più impegnativo. Babel poi è testardo e tende a prendersi lo spazio che desidera senza troppe cerimonie, così abbiamo dovuto integrare anche emotivamente questa sua diversità e accogliere le sue nuove esigenze. All’inizio ha avuto anche dei problemi di salute di cui nessuno ha compreso le cause, perciò è stato difficile su più fronti. Adesso stiamo trovando il nostro equilibrio.
Come esprimeresti il concetto di serenità, da quando ci sono anche loro?
Per me serenità è stare seduta in mezzo ai miei libri con loro accanto a me. Sono una persona piuttosto solitaria e la loro presenza mi dà un grande senso di tranquillità, come se mi offrisse un canale diretto di connessione con la natura.
Qual è la lezione più importante che ti hanno insegnato fino ad oggi (e che magari ti ha sorpreso positivamente).
Freya mi ha insegnato molto sul tema dell’apertura e della fiducia: osservandola mi sono accorta che questo suo andare verso l’altro in modo tanto naturale e speranzoso genera spesso delle reazioni speculari. È come se vedere un cuore aperto sciogliesse le resistenze nelle persone a cui si rivolge. Questo mi dà molto da pensare rispetto alle sovrastrutture difensive che piano piano ci allontanano da una spontaneità relazionale che con il passare degli anni si veste di mille paure. Babel mi ha insegnato che le pareti del cuore possono dilatarsi molto più di quanto crediamo. Io pensavo che il mio fosse quasi pieno e invece con il suo arrivo è diventato molto più ampio. Lui ci si è accomodato dentro e ha occupato tutto lo spazio che non sapevo di avere.
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