In questa intervista ci parla di Lynch, un cagnolino entrato per caso nella sua borsa…e poi nella sua vita!
Ciao Carolina, da piccola anche tu sognavi di avere un cane? Se sì, come te lo immaginavi?
Sì, l’ho sognato. Nessun parente o amico stretto aveva cani, e quindi non sapendo come fosse davvero gestirne la presenza, forse non sono stata abbastanza decisa quando si è trattato di manifestare la mia voglia di averne uno. Mi pento un po’ di non aver insistito, perché sarebbe stato bellissimo crescere con un cane.
Come hai capito di volere un cane, una volta cresciuta?
Sarò onesta, non era una cosa a cui pensavo. Sono una persona a cui piace molto la libertà, e la presenza di un animale non può che limitarla, anche se poco. Poi per caso ho conosciuto Lynch – è il nome del mio canetto bianco – ed è successo qualcosa. Mi sono divertita, mi sono sentita allegra. E ho pensato che quel divertimento e quell’allegria forse valevano mettere in discussione un poco poco di libertà.
Come hai scelto Lynch?
Io credo che lui abbia scelto me. Ero andata a trovare un’amica, Lynch (che al tempo non si chiamava così) era nato da nemmeno un mesetto. Non so come e perché a un certo punto si è infilato nella mia borsa. E il resto è storia.
Com’è cambiata la percezione della quotidianità, da quando c’è Lynch?
Da quando c’è lui ogni giorno contiene un po’ di allegria. Anche il peggiore.
Ma secondo te poi, cosa significa quotidianità in un mondo che cambia così in fretta?
Per me la quotidianità è un rifugio. Lo è sempre stato, ma ora che si è riempita di riti lo è ancora di più.
La bellezza intrinseca nella parola ‘responsabilità’ si impara soprattutto quando ci si prende cura del proprio amico a 4 zampe. Cosa ne pensi?
In genere prendersi cura di qualcuno è un ottimo modo, forse il migliore, per conoscere se stessi. Io ho scoperto moltissimo di come sono fatta e di cosa posso fare, da quando ho la responsabilità di un essere che dipende da me,
Quali sono i tuoi momenti preferiti insieme a Lynch?
Non ho dubbi: la passeggiata del mattino. Ogni giorno, che piova, nevichi o ci siano quaranta gradi, noi passiamo almeno un’ora a passeggiare e correre al parco. E io francamente penso che questa cosa faccia molto più bene a me di quanto non serva a lui: torno sempre a casa contenta.
Quali sono i super poteri di Lynch (e che dimostra a te o ad altre persone)?
In assoluto quello di farmi ridere. Lynch è l’essere vivente più buffo che abbia mai incontrato. Spesso e volentieri mi basta guardarlo per scoppiare a ridere.
Avete in programma qualche avventura in giro per l’Italia? Cosa non può mai mancare se viaggi con lui?
Al momento solo una piccola trasferta a Torino di qualche giorno, ma io e Lynch viaggiamo moltissimo. Io spesso lo faccio per lavoro e lui mi accompagna. È molto paziente e si fa dei grassi pisolini su qualunque mezzo di locomozione. Non c’è nulla che sia fondamentale, nei viaggi insieme (al netto di ciotoline e cibo), troviamo sempre il modo di arrangiarci. Viaggiare con un cane è complicato, ma meno di quanto si creda.
Ecco, prova a raccontarmi i 3 aspetti di cui sei più consapevole da quando hai scelto di prendere un cane!
Innanzitutto ho capito di essere capace di prendermi cura di un essere vivente, cosa di cui fino a cinque anni fa non ero per nulla certa. Poi mi sono resa conto di essere brava a organizzare il tempo, perché anche nei momenti di grande lavoro riesco sempre a trovare due ore da passare all’aria aperta. E sono più consapevole, ahimè, del fatto che affetto significa anche preoccupazione e qualche volta paura.
E cosa invece hai scoperto di te, nel tuo rapporto quotidiano con Lynch?
Ho scoperto che l’amicizia è fatta innanzitutto di presenza.
Il migliore amico dell’uomo nella cultura contemporanea: hai qualche suggerimento per una nuova lettura?
Una lettura di questi giorni: “Flush” di Virginia Woolf.